POESIE CONTRO LA GUERRA - POESIE PER LA PACE

POESIE CONTRO LA GUERRA
POESIE PER LA PACE
 AA.VV.

Introduzione
POETARE PER CANTARE LA BELLEZZA, IMPRIGIONATA DAL DOLORE

 
La Poesia del Pensiero e del Pensare vige da millenni per esaltare la magnificenza che i nostri occhi trovano, da allora tutti i giorni, diversificati dall’incalzare della conoscenza. Noi Poeti ci serviamo, ossequiosi, delle testimonianze di quanti come noi si dedicarono all’Arte che leggiamo, ove emerge la voglia della conoscenza per imparare, regola creduta fino a ieri vigente nel tempo passato, nel presente, che lascia immaginare la sua presenza nel domani. Il mondo, oggi, ignorando il racconto delle storia che dovrebbe essere maestra di vita, riguardante l’Arte del comando, per donar prosperità e gioia ai popoli, sembra appassionato, non dalla sete della conoscenza tramandata, per non disperdere la voglia d’andare avanti, ma dal desiderio di sperimentare e rivivere quanto vissuto e già raccontato da menti eccelse che patirono sofferenze inaudite, dove la indifferenza d’oggi non dona credito ma, a proprie spese, intende ancora sperimentare, lasciando noi Poeti sbigottiti. 
È giunto il momento di cantare la nostra storia veritiera, dimostrando loro che il dolore d’un tempo dai Poeti testimoniato non ritorni eguale sulle spalle della gente come allora e che non possiede colori differenziati, essendo eguale il patimento; e che sarebbe salutare non ripetere sperimentazioni dolorose già note, lasciando soli gli amanti del comando ad affrontare le avventure che altri come noi cantarono assai circostanziate, donandoci la luce sincera del poetare che nei meravigliosi testi che ci hanno lasciato, chiunque può e potrà nel tempo leggere e ritrovare; la sofferenza che, stoltamente, intendono in questo tempo nuovamente sperimentare, pur essendo dolorosamente conosciuta non è di questo mondo, ma appartiene alla loro solitudine. Bisogna stimolare con i versi la magnificenza del pensare, ricordando che il sole illumina quel che vediamo e che il buio bellicoso non dà mai luce per come permane scritto.
Il collettivo Poetaretusei432 ringrazia le poetesse e i poeti che generosamente hanno aderito all'iniziativa: Adele Musso, Michele Rametta, Francesco Di Franco, Maria Lucia Riccioli, BoEm, Raimondo Raimondi, Peppe Rametta Giusirames, Paola Salmè, Azzurra Lo Bello, Oriana Spataro, Salvatore Randazzo, Giusy Cancemi Di Maria, Corrado Messina, Elisabetta Tagliamonte, Bruno Rullo, Mario Giambanco e Salvatore Solarino.
 
Michele Rametta
Siracusa, il 6 marzo 2022
 
 
*
di Adele Musso (Bagheria, PA)
 
dormivo
è scoppiata la guerra
La notte, sugli occhi,
mi cuciva i vestiti
 
Me li poggiava addosso
gli spilli tra le labbra
Me li appuntava addosso
E mi scuciva sangue
 
Non muoverti o verrà male
Il male venne
segnò con il gessetto
Tagliò con gli occhi
lo scapolare
lo scollo
i fianchi
Segnava l'orlo
 
No, tu non andrai, mi disse ad un orecchio
Ti manca il fiato
Non hai le physique du role
Quindi tagliò non lasciando margini
E ruppe il filo tra i denti
 
È sbagliato
È stretto
Non mi appartiene
Cosa vuoi saperne?
Ti adatterai
ai denti delle cerniere
alla vita strozzata
al confine e allo strappo
perché gli uomini dimenticano
il dolore
e vivono
e vestono l'abito
e muoiono
financo rammendati
E muti.
Muti.
 
 
GUERRA E PACE
di Michele Rametta (Siracusa)
 
Giovani privi di memoria. 
Il passato non è presente e la storia 
diseduca le menti del comando 
e intravedo lontano bagliori 
a squarciare il buio con le Anime 
di bimbi verso il cielo
e son pure contenti quelli della guerra
d’andare verso i propri sogni, 
attesi nella botola del diavolo e son convinti,  
allegri e noi più di loro perché vanno via, 
lasciando nitido e splendente, 
come prima, quello che potrà per sempre
brillare senza loro: 
nel mio sogno tutto appare 
consolidato ed Eterno.
 
 
*
di Francesco Di Franco (Palermo)
 
C'è una bomba
che se scoppia
esplode l'emozione di un amore
quel moto che disarma
l'anima dal male
Sono una bandiera bianca
che non si arrende mai
 
 
PACE
di Maria Lucia Riccioli (Siracusa)

pace è
un uccello che torna a volare
sui cieli stuprati dai razzi
 
pace è 
un rampicante
ostinato e tenace
aggrappato a un muro sbrecciato

pace è 
un pallone
che rimbalza
sulle strade massacrate

pace è
la tristezza che tramonta
tra nuvole di lacrime 
e il sorriso che albeggia
sulle palpebre di un nuovo nato

pace è
un sogno una speranza
un pensiero gentile
un’opera d’arte
è comprensione e perdono
è una mano tesa
per dare e non solo per pretendere
per lavorare e non per depredare
per carezzare invece di violare
per pregare invece di arringare bugie interessate
per compatire invece di accusare
per costruire invece di spazzare via
pace
sei tu
che invece di chiederla 
in te stesso la cerchi

 
IO NON SO PREGARE
di BoEm (Milano)

.
La parola rimbalzava
su occhi increduli
feriti
in fuga, la paura inghiottiva
il suono
Guardavo quel cervello
sull’asfalto
le ginocchia aperte in schegge
e scalpi biondi sparsi
sporchi di morte
Io non so pregare
però a voce alta
ho letto quei versi, come sindone d’umana pietà
I poeti sanno
sciaquarsi i pensieri
i generali, neanche la bocca
.

 
UCRAINA
di Raimondo Raimondi (Caltanissetta)
 
È tempo di fuggire
con l’ultima scintilla
di coraggio furente
dalle tombe degli avi
dalle case distrutte
dai fuochi del martirio
dall'invasore ostile.
Le madri e i loro figli
vanno verso l'esilio
i padri invece restano
coi pugni chiusi
e incrollabile fede
lasciando le illusioni
i canti i sogni tutto
per un futuro incerto.
Tornano antiche piaghe
ritornano gli orrori
che non hanno mai fine
che non possiamo fingere
di aver dimenticato
come se nulla fosse
come se Gesù Cristo
non fosse morto in croce
come se non soffiasse
cupo il vento dell'est
portando su di noi
le ceneri di Auschwitz
come se non bastasse
il pane di ogni giorno
intriso di veleni e di delitti
e nelle strade della bella Kiev
il tanfo di paura e di violenza.
Sono file infinite
di donne e di bambini
dai teneri occhi azzurri
sospinti dal rumore delle bombe
che passano i confini
cercando una salvezza.
E la pietà non basta
ad aiutare chi ha scelto
l'esodo sofferente
chi ha lasciato tutto
e adesso non ha niente.
 
 
*
di Peppe Rametta Giusirames (Siracusa)
 
Moderne catacombe,  
che liberano paure e imprigionano sogni. 
Binari di speranza,  
di libertà che va conquistata,  
vita o morte,  
un boato ed un falso sole...  
Guardare con forza avanti. 
 
 
*
di Paola Salmè (Catania)
 
Posso abbracciarti
e non ti conosco.
Ma se siamo fratelli
in qualcosa ci riconosceremo.
 
Non starò a spiarti
per poi ucciderti
non appena ti sarai distratto un attimo
per poi aggiungere la tua Vita e la tua Morte
tra le mie Vittorie.
 
Le nostre Madri piangerebbero in eterno,
per questo... e magari, anche loro, tra loro,
sono sorelle.
 
Lascio le mie armi per terra
potesse un Uragano portarsele via,
insieme alla mia angoscia e al mio smarrimento.
 
E ti tengo la mano
con sincero trasporto
con un Pugnale nel cuore...
Odio la Guerra
ma Amo i miei Fratelli!
 
 
RISVEGLIO OSCURO
di Azzurra Lo Bello (Siracusa)

Ci si sveglia al mattino
E si gioisce alla vita,
Si gode del nuovo giorno
Ma altrove una rabbia è accanita!!!
Inizia un'ira da veri Mostri!!!
Un'ira che dà afflizione,
Ritorna un caos che fa paura
Un caos da distruzione...
Sembrava finita, invece messa in pausa
Una lite che inizia senza nessuna causa,
Una lite che da un po' era celata
Spero muoia davvero e per sempre Dimenticata!!!


OCCHI DI BAMBINA
di Oriana Spataro (Augusta, SR)

Apro gli occhi dopo un sonno agitato,
sono in questo immenso stanzone
e non nella mia stanzetta stamattina:
giaccio, assieme al mio fratellino,
su un materasso di fortuna e siamo vestiti.
Ci vuole un po’, per ricordare,
appena sveglia
che oggi
la pace che ci hanno insegnato
è finita.
È tornata prepotente la guerra.
Incredula e impaurita mi faccio coraggio
e ti abbraccio forte, fratello mio.
E mi abbraccio di speranza,
la speranza che spazzi via quest’assurda realtà.

DEDICATA AI CIVILI DI QUESTA STORIA INCIVILE. A MANI GIUNTE L'8 MARZO '22
di Salvatore Randazzo (Siracusa)

Chi ha memoria di una riunione 
di condominio terminata
in santa Pace?

Metti la spada nel fodero
o tutte queste cose in cuor suo
conserverà la Madre per colpa tua;
non sai che bisogna contare fino a 10?
In verità, credo sia meglio
fino a settanta volte sette.

Ho un fratello russo, l'altro è ucraino:
siamo fratelli tutti.



IN QUESTO TEMPO DI POESIA INUTILE
di Giusy Cancemi Di Maria (Marzamemi, SR)

In questo tempo di Poesia inutile
L’anima è ormai antica
È tossica
Sniffa orrore e caos

In questo tempo di Poesia inutile
nemmeno il figlio di Dio fu salvato

Dal Padre fu abbandonato 
Colui che predicava l’amore
Di polvere sconsacrata fu fatto l’uomo
Di polvere che viaggia nel tempo

E nel tempo ritorna tempo

Così fu scritto
Cenere eterna
che lamenta l’orrore
di cui lo stesso uomo fu capace
e che nessun ostia può cancellare

Amore grida

Grida amore

In questo tempo di Poesia inutile
Viva si fa la memoria,
Ma sorda risuona perpetua

Bugiarda verità figlia di religioni inventate

“Dalle ceneri risorgeremo”

Così fu detto.

Tutto si ripete
Tranne l’amore
di cui non siamo più capaci

Non siamo più capaci

Presente ci giunge la storia
E pallido sovviene 
il passo della morte


Tutto si ripete

Imminente e prepotente giungerà la fine

di un ciclo che non ha fine

Mani di preghiera senza voce 
si allungano al Cielo

che è uno quel Cielo

ora muto, ora cieco, ora sordo 

Ora

In questo tempo di Poesia inutile
l’ostia diventa veleno

È finito il tempo del perdono
In questo tempo inutile di Poesia

L’uomo si fa animale
e l’ animale si fa uomo.


PAROLE E BOMBE 
di Corrado Messina (Siracusa)

Chi grida, in questo silenzio?
Grido io, in questo silenzio!
Tu chi sei, figlia mia? 
Sono la Pace, figlio mio.
Sei mia figlia, figlia mia?
Sono tua figlia, figlio mio.
Sei mio figlio, figlio mio?
Sono tuo figlio, figlia mia. 


VENDESI
di Elisabetta Tagliamonte (Torre del Greco, NA)

sarà che poi non vale tanto questa vita
qualcuno si vende l'anima
qualcun'altro la figlia
alla radio non gira più un disco
ma nulla è cambiato su questa terra
cent'anni di pace e fu poi la guerra
a portar via altre anime assopite 

addio miei cari fratelli
mi vendo alla morte
sicura di notte
dorma sonni tranquilli


TESTAMENTO DI UN CORMORANO
di Bruno Rullo (Torino)
 
Sono un cormorano
che si sta spegnendo
un cormorano che ormai sta morendo
ho le ali le piume e i polmoni
incatramati
ho le palpebre bloccate
non riesco più a volare
e faccio gran fatica a respirare
sono vittima del petrolio
che si riversa nei mari
sono vittima della guerra
 
Tutta la città
si presenta illuminata questa notte
solcata dalle bombe e dai traccianti
che lampeggiano nel cielo
sembra una festa
come a Natale o come a Capodanno
però sappiamo tutti che non è Natale
e neppure Capodanno
è lo spettacolo della guerra
appena incominciata
con i pozzi di petrolio
infiammati come torce gigantesche
con le bombe micidiali
che si schiantano nel suolo
devastando tutto intorno
penetrano bunker di cemento
case e palazzi di città
dove passano non c’è scampo
né rispetto per nessuno
case cose animali e vite umane
tutto sventrato tutto distrutto
tutto vola in fumo e se ne va
 
Io marxista io trotzkijsta
io gramsciano e guevarista
impotente osservo questa insulsa realtà
sono un cormorano
che si sta spegnendo
ho le ali incatramate non riesco più a volare
il soccorso di Greenpeace
aiuta e dà sollievo
ma non risolve il mio problema
sono vittima del petrolio
sono vittima della guerra
sento ormai che
me ne devo proprio andare
lascio a tutti voi quel che resta della vita
con questo mio breve testamento
 
Fottiti
            fottiti mondo
                                   fottiti
 
Se proprio non riesci a rinsavire

(2003)


SCENDE LA NOTTE SUI CIELI DI KIEV
di Mario Giambanco (Palermo)

Scende la Notte su cieli di Kiev
cade la luce, e le ombre vengono giù
scende la notte, e addormenta desideri
a spegnere sogni, negli occhi dei bambini
il tempo lascia tracce sanguinanti
e le differenti schegge
indifferenti lasciano le stelle
precipitate nei deserti spazi
scheletri di città
temiamo questo buio che ci inghiotte
smarrite le memorie
frammenti nel fondo dell'abisso
nella speranza di ancora un'altra eclissi
l'anima trattiene il suo respiro
smarrita l'impronta del Divino
solo i segni del Dolore
come un vento che accarezza lacrime di sale
a tracciare questa dimensione cosmica del Male.


LACERAZIONI DELL'OTTICA CELESTE 
di Salvatore Solarino (Catania)

Il terrore incrina l'animo come l'urto
a spirale linea lo specchio e stride
mentre ci avvince nel suo spettro
opera le lacerazioni dell'ottica celeste.
L'urlo segue allo scoppio della guerra
che si ripresenta con le sue modalità
replicate, è il suo strascico millenario
un demone che compie un altro giro
sulla terra per mostrarci la natura
incontrovertibile del cuore umano,
la sua oscura nube di sangue versa
piogge infinite di lacrime luttuose
sospesa su piramidi di corpi sacrificabili
come bestie per i signori della guerra.




Commenti

  1. Grazie ragazzi. Grazie AMICI. Siete stati dei lampi di bellezza che hanno squarciato per un attimo questo tremebondo e fosco cielo di morte. ❤️

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  2. Buongiorno Poeti !
    Complimenti a tutti!
    Anch'io voglio ringraziare per ogni verso che tocca il cuore e scuote l' intelligenza, oltre alla coscienza.
    A presto....ad una nuova " sfida "...👋👋

    RispondiElimina

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