Ma guarda un po'...eta: BoEm


Emanuela Botti (BoEm) - una donna di pianura, “giovane” poeta che ascolta il mondo - è nata il 14 febbraio 1961 a Milano, dove ha studiato nello storico liceo classico Berchet di via della Commenda. Come essere umano ha compiuto tre miracoli: Elisa, Pietro e Luca.
Nel 2018 con La Vita Felice ha pubblicato Le fate ingorde, il suo primo libro di poesie. Con le Edizioni Pulcinoelefante, di Alberto Casiraghi, ha pubblicato In ascolto (con illustrazioni di Alberto Casiraghy), L’aria (con illustrazioni di Luigi Mariani) e Oggi cucino (con illustrazioni di Alberto Casiraghy). Nello stesso anno si è classificata 3° nella sezione di poesia inedita del Premio Nabokov di Novoli e 3° al Premio di Poesia - Casa Museo Alda Merini di Milano.
Nel 2019 Le fate ingorde ha ricevuto la menzione d’onore al Premio Lorenzo Montano di Verona.
Nel 2020 è finalista nella sezione di poesia al Premio Fabrizio De Andrè, si classifica 2° al Premio Internazionale Salvatore Quasimodo con Le Fate ingorde, ottiene la menzione di merito per la sezione di poesia inedita al Premio Lorenzo Montano e la menzione speciale per la poesia inedita alla III edizione del Premio Internazionale di Poesia e Letteratura - Ascoltando i silenzi del mare.
Suoi testi hanno ricevuto altri riconoscimenti anche ad altri Premi e la pubblicazione su riviste di settore.
Ha partecipato a due finali nazionali di poetry slam del campionato di Slam Italia.
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C’ERA UN TEMPO

C'era un tempo
di strade pensate senza una fine 
immacolata presunzione di gioventù
era un tempo di canti
sgolati eccessivi
vivi
s'inciampava nei cocci
pagando anche il conto degli altri

C'era un tempo che non c'era tempo 
nelle mani la fretta 
anestesia del quotidiano 

Ora c'è un tempo che chiama il tempo 
ne ama gli istanti 
le gocce
di gioia 
di lacrima 
gli addii, i ritorni 
i morsi, la fame 
la quiete

S'inciampa ancora nei cocci 
ma ora se ne fanno gioielli 


IL SOGNO (da Le fate ingorde)

Ho sognato di essere il tuo cuore 
nascosto da un sorriso negli occhi 
le lacrime che non vuoi
e le unghie,
a graffiare di rabbia la schiena della vita
i tuoi passi
le mani di carta

Ho sognato la mancanza
camminava con la pazienza

Poi, digiuna di te
ho ingoiato una risata
per non mangiarmi il cuore



[a cura di Salvatore Randazzo]

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