Ma guarda un po'...eta: Oriana Spataro


Oriana Spataro nasce ad Augusta (SR) il 28 maggio 1976 sotto il segno dei Gemelli (con ascendente nel segno del Leone). Le sue origini sono toscane da parte di madre, che è vissuta anche a Roma e dalla quale eredita la passione per la scrittura, e siciliane da parte di padre, pachinese di nascita.
Tra i suoi autori preferiti figurano Trilussa (un vero amore!), Prevert, Ungaretti e Quasimodo. Istintiva com'è, le piace sperimentare, stravolgendo persino le regole della metrica.
Scrive per sé, tuttavia nel 2015 fa la sua prima uscita pubblica allo Shortini Film Festival, esponendo le sue poesie nel Viale degli Artisti. In seguito, intensifica la sua attività poetica, trovando spazio nel collettivo Poetaretusei432 ed esibendosi ai poetry slam e ai reading organizzati dal gruppo stesso.
Scrive anche in vernacolo siciliano, che considera a tutti gli effetti una lingua dalla spiccata musicalità, e proprio con una poesia in dialetto riceve una menzione d'onore al premio Città di Chiaramonte Gulfi 2017. Oriana Spataro, inoltre, è presente in diverse antologie poetiche.
Studia il basso elettrico per passione per la musica e ama tutte le arti. 


ACQUA

Eccolo il tuo richiamo,
cresce e si fa strada
come serpe sottopelle:
armeggia e discute
con il cervello in attesa.
Obbedisco consegnando
la mia pelle nuda
al tuo caldo getto:
quasi bruciano queste membra
come in un fuoco che punisce.
Ma l'ardere è rinascita
e ricompensa il tuo rinfranco.
Sollevata dalla tua tenacia
mi acquatto solitaria sotto il tuo incedere.
Passi sopra ma trapassi
e, umida,
raccogli i nervi pulsanti,
snodi grovigli discutibili,
disincagni parole ancorate
a rigagnoli di vita interiore.


UN COLPO D'OCCHIO

Ho visto un uomo Bellissimo:
col suo maglione rosso
spiccava nella grande piazza.
Non potevo non guardare
un paio di momenti in più
quella Chioma bianca al vento.
Continuo la guida e la mente va,
ai suoi occhi cerulei intensi
che conosco da una vita,
all’espressività del suo viso
che resiste, per me, Immutato
all’inesorabile tempo che scorre.
Anche quando soffre Sorride
perché il suo più bel difetto
è essere un Ottimista dispettoso.
“Finché ce la faccio io vado!”
E lo fa con vero saper fare,
con quella testa che Pensa Bello
e le sue battute a volte imbarazzanti,
ma volute per Alleggerire la vita.
Lui il mio papà, con cui,
con mia grande piacevolezza,
condivido la similitudine di Essere.
Giungo alla meta, spengo l’auto:
immobile, mi concedo ancora
qualche minuto di Silenzio.

Assaporo l’emozione rimasta,
ripasso a mente le Parole, 
le getto d’istinto 
per fermarle nel Tempo.


(Elisabetta Tagliamonte legge Oriana Spataro)


[a cura di Salvatore Randazzo]

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