Ma guarda un po'...eta: Sergio D'Angelo
Sergio D’Angelo è nato a Ragusa
il 01/05/1969 e risiede a Chiaramonte Gulfi (RG). Ha pubblicato alcune sillogi
poetiche, il cui ricavato è sempre stato devoluto in beneficenza.
La voce del vento (2005) per l'Associazione Papa Giovanni XXIII, progetto Onlus Ragazzi di strada Zambia.
L’anima mia tra le stelle (2006) per l'Associazione Papa Giovanni XXIII, progetto Onlus Ragazzi di strada Zambia.
Gocce di Luce (2007) per l'Associazione Casa Famiglia Rosetta di Ragusa.
L’amore che tutto infiamma (2009) per il Dipartimento di Pediatria Clinica di Oncoematologia Pediatrica, sede di Padova.
Chiaroscuri (2012) per il Convento Santa Maria di Gesù, Ordine dei Frati Minori di Chiaramonte Gulfi.
Angoli Introversi (2013) per la Fondazione Epilessia Lice Onlus.
L’Esodo dei muri (2019) per Vita 21.
Associazione Italiana bambini con sindrome di down.
Dal 2009 è promotore e direttore
artistico del Concorso Nazionale di Poesia Chiaramonte Gulfi - Città dei
Musei. Ha ottenuto premi e
riconoscimenti in numerosi concorsi su tutto il territorio nazionale, tra i
quali il Premio speciale della Presidenza
per meriti culturali al III Concorso Letterario Fogghi Mavvagnoti di Malvagna
(ME) nel 2018; vince il Concorso
letterario nazionale Enrico Furlini - sez. poesia inedita a Volpiano (TO) nel 2017, il Concorso
nazionale di poesia Miriam Sermoneta a Nettuno (RM) nel 2016, il Concorso
nazionale di poesia Università di Spinea a Venezia nel 2018, il Concorso nazionale
di Poesia Disparo a Caserta nel 2019 e il Concorso Nazionale
di Poesia Una Lirica Per L’anima a Caiazzo (CE) nel 2020.
AVREI VOLUTO
Avrei voluto - che tu restassi,
polvere ferma su un bottone,
filo che setaccia memorie, perse
nell’insonnia del lavandino
che gocciola e gocciola.
E avrei voluto lasciare avariare
l’insicurezza di queste pagine
tra le mie mani e dirtelo a voce
che ti amo.
E forse, sarei stato al pari di
quel fosso
dove in un litro d’acqua scarsa
galleggia la luna.
E invece; a gambe accavallate su
un sogno, ti penso
stampo ricordi, chiudo cassetti,
annodandomi alla gola
pensieri in bilico su i miei
trentasettemila perché.
Chissà dove sei amore: dentro
quale voce
rendi chiara la vita.
E i vicoli, i muri, lo specchio,
la tazza vuota del caffè,
pronunciano nostalgie e le ombre
si distendono
in caroselli di vuoti, che non
s’arrestano e non s’arrestano.
E fuori piove!
APPASSISCONO LE DALIE
(Epilessia)
Mi avvelena il petto l’aria,
scheggia mattoni e, priva di
volto
diventa pietra.
L’orologio ruota su se stesso,
infiamma passi,
moltiplica silenzi.
Il tempo cade dai muri,
appassiscono le dalie
si decompone il respiro
sulle mie labbra muoiono i
sapori.
Labirinti carichi di smanie mi
assalgono alle spalle
denudano parole che a picco
si rompono tra le fughe del
pavimento,
su mobili e carne si ossida la
speranza.
Velati d’acquitrini si accomodano
le ombre
si piega il sangue!
Cado!
Visioni prive di braccia
raschiano angoli,
scorticano sensi. Spade
invisibili penetrano gli occhi
strappano l’anima dal mio corpo.
Un raggio di luce appeso alle
tempie mi riga la vita.
Riverso su me stesso intesso
deliri.
Il buio si specchia nel mio
ventre e inghiotte la stanza.
L’inferno mi alita sulla bocca.
Dritta nell’aria la rosa svela
pietà
lascia cadere petali e inerme
resta a guardare.
Che aspetti Dio ad asciugare la
palude!
(E. Tagliamonte legge Sergio D'Angelo)
[a cura di Salvatore Randazzo]
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