Ma guarda un po'...eta: Sebastiano A. Patanè-Ferro


Sebastiano A. Patanè-Ferro nasce a Catania nel 1953 sotto il segno che gli astrologi associano all'artista: l'acquario. Lascia l'esistenza terrena nel maggio del 2021.
Diceva che di lui si diceva fosse un poeta e su questo fatto ci ha lasciato uno splendido scritto, che interpretava ben volentieri durante reading e poetry slam. Nella sua casa-portodimare di Librino ospitava artisti di tutte le paste e testimone ne è il "muro dei poeti", una parete sulla quale Sebastiano chiedeva ai suoi ospiti di lasciare i loro autografi.
Ha fondato il collettivo Hdemia e pubblicato numerose opere, tra le quali Gli angoli (aprono i loro acuti per ingoiarci) (Smasher, 2014) e Il pescatore di fiori (Onirica edizioni, 2015).
Nel 2014, ormai agli sgoccioli di un weekend di poesia tenutosi a Modica (RG), ci ritrovammo affacciati su una splendida panoramica che dava sulla città. Il paesaggio, per metà naturale e per metà di cemento, ci spinse a interrogarci sulla natura di quest'ultimo e concludemmo che doveva esserne la trasformazione alchemica del primo. Ne venne fuori un lavoro a 4 mani che Sebastiano volle intitolare Esocentro. Io non ci trovai nulla in contrario.
Una volta mi disse di considerarsi "un cristiano moderato", e questa, fra le innumerevoli possibili citazioni, mi pare quella ideale per volgere al termine.
Gli angoli è uno dei 3 libri (gli altri sono la Bibbia e Il sorriso ai piedi della scala di Henry Miller donatomi da Concetto Irmino) che utilizzo durante la performance #telecomando allo scopo di omaggiare il mastro poeta Patanè. "Ciao, mastro!", gli dissi nel 2012, e cominciammo a chiamarlo tutti così. Amen.
Salvatore Randazzo 

(Il muro dei poeti)

(Esocentro, una poesia visiva)

(Insieme ♥️ Ph Donatella D'Angelo)



dicono che sono un poeta
(il pescatore di fiori)

io sono poeta dicono ma cos’è poesia
forse quelle viscere attorcigliate che ti fanno un male cane
e non riesci a capirne il senso né il perché
oppure la faccia innamorata egregiamente stupida
mentre parli al muro dandogli del “lei”
accettando le risposte che sanno di definitivo solo dentro te
sarà forse un noi-io-noi che poi sei tu solo mentre il soffitto
se la ride anche se trasformato in nuvola
e dicono sei poeta ma di cosa
può essere solo questa la poesia, un muro la pancia il senso
è cos’è allora quella paura che ti assale quando senti
una voce stroncata dal potere o da una fame che da secoli
vogliono li in quel pezzo di mondo nero o diverso
e cosa quel tratto di mare costretto assassino
dove si preferisce scaricare merce in surplus avariata
da un grigio che offende la corte dell’ovest
 
cosa dovrei dire di una donna comprata dal porco libertino
per poterla stuprare senza pericolo
o dal marocchino legale ricettatore di seni
di che diavolo parlo io di cosa, della fata turchina
culo al vento dalla bacchetta rifatta e muso da paperino siliconico
e i Muos e i G8 e i Giuliani e gli Impastato i Fava
di che cazzo parlo io poeta, dicono
mi hanno mai sentito parlare del malaffare siriano o di Bagdad
o delle mine antiuomo made in Italy
 
ma forse sei tu, muro con lei dentro che mi fa poeta anche del non detto
di tutta la rabbia che non si riesce a dire forse anche per paura
ma io sono un pescatore di fiori, sono il poeta dei girasoli rotti
delle porte socchiuse delle potature infinite per momentanee rose
non posso certo parlare della piccola brasiliana
puttana a un dollaro al giorno e senza cena o dei cappottini per i cani
mentre di notte, in un profondo punto cardinale qualcuno muore
tra i cartoni di una stazione muore senza occhi muore senza primo amore
muore con qualcuno che lo fa al posto mio e magari rinchiuso continua a gridare
o a suicidarsi in qualche Sanremo attrezzato anche per quello…!
 
cosa dicono, che sono un poeta, qualcuno vuole spiegarmi che vuol dire
essere poeti, qualcuno, per favore me lo spieghi o devo continuare
 
*

va bene d’accordo come volete riparerò le caldaie rotte e se
non ci riuscissi accenderò la legna
devo pure in qualche modo riscaldare quest’anima che non trova
brillamenti e metterò a bruciare qualche buccia d’arancia
così da profumare gli orinatoi e le palestre
dite pure che sono poeta e trovateci un perché dentro l’illusione
sulle punte nei vecchi calamai che ormai sbavano i concetti dell’esistere
confondendo persino le rotte dei papaveri che si spargono sulla pelle
anziché nel cielo a proposito, che ne pensate di questo:
la strada grigia
il lungo cielo
e tu di lato
e cerchi…
un mai che si restringe
 
eh?
 
*

vi pare che con certezza si possa dire io sono?
 
siamo in un bagno di pretese molli e ci ossessiona la morte
una morte espressionista, dagli occhi tondi e la fronte corrugata
simile a quella del ’43 ma anche del ’17 se vogliamo
e ci tentano i sortilegi e le congiure più che le salsicce
quando cerchiamo chi può farsi il culo al nostro posto
la libertà, quell’utopia descritta cosi bene sulla neve
è una menzogna di cui ci riempiamo i buchi della bocca
senza riguardo o ri-vedo
pretese molli, predefiniti fallimenti e l’onnipotenza
presa dal cesso… cos’è cambiato da Mussolini all’euro
i santi forse e le osterie e dichiarando perso il tempo delle guerre
ciò che rimane è solo un attimo di nonsicapiscecosa
e spetta al poeta decifrare certi incomprensibili


Commenti

  1. Un Poeta non muore mai completamente.

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  2. Queste parole da esegeta, che ti scavano in maniera ermeneutica andrebbero all'asta per intenditori d'anime per ripagare il tempo del poeta che ha speso con l'olocausto del suo magnanime pensiero. Addio fratello sei negli angoli più riservati di tanti che ti hanno amato.

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  3. Sei Poesia viva con i versi che ci hai lasciato, Maestro.
    Manchi ma in fondo Tu non sei mai andato via.

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